In un Paese come l’Italia, in cui il 98% delle imprese ha fatturato meno di 10 milioni e impiega meno di 50 dipendenti, e dove una su due è costituita in forma di società di persone, ditte individuali o semplici partite IVA, le garanzie pubbliche dovrebbero essere di  entità inversamente proporzionale alla dimensione.  [...]
È quanto si legge nelle proposte di modifica al Fondo di Garanzia per le Pmi contenuto in un progetto di ricerca in corso tra il Gruppo Nsa e l’Università Cattolica di Milano, presentata ieri a Milano da Francesco Salemi, ceo del Gruppo Nsa, e a cui ha collaborato direttamente il prof. Riccardo Bramante. [...]
Come si legge nella nota di Nsa: “il sistema di rating di MCC va utilizzato solo per gli accantonamenti ai fini dei rischi futuri. Va completamente rivisto e reso più dinamico e meno statico. Oggi 4 micro pmi su 10 ricadono nella garanzia al 60% per operazioni di liquidità”. Del resto il fondo di garanzia per le pmi è lo strumento fondamentale, anche in termini quantitativi perché queste rappresentano il 15% del Pil, per il sostegno e lo sviluppo delle imprese, come è avvenuto di recente nel 2020 e prevedibilmente nel 2023.Bisognerebbe però, si legge, eliminare dalla garanzia pubblica le operazioni inferiori ai 18 mesi. Secondo Banca di Italia, infatti, i finanziamenti fino a 12 mesi rappresentano il 22% del totale. “Nei nostri calcoli abbiamo inserito che le operazioni fino a 18 mesi rappresentano circa il 30% del totale delle domande di accesso al fondo di garanzia, e il 18% circa delle garanzie totali richieste per valore”. Entro 12 mesi le garanzie finanziarie sono ammontate a 153,2 miliardi di euro e oltre i 12 mesi a 525,2 miliardi per un totale di 678,4 miliardi. [...]

 

 

 

 

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