BLOCCO DELL'EXPORT, IL MERCATO RUSSO VALE 7 MLD DI FATTURATO PER LE AZIENDE ITALIANE

Studio Nsa-Università Cattolica: con i fallimenti possono venir meno 26.500 posti di lavoro. Tessile e macchinari i settori più a rischio, meno l'alimentare. Necessario potenziare il Fondo di Garanzia

Lo stop alle esportazioni verso la Russia potrebbe provocare in Italia il default di 1.200 imprese e la perdita di oltre 26.500 posti di lavoro. Considerando anche l'indotto e senza dimenticare fattori legati strettamente al conflitto come i rincari dell'elettricità e delle materie prime, i numeri potrebbero addirittura raddoppiare. E' il campanello d'allarme lanciato da uno studio congiunto del gruppo di mediazione creditizia Nsa e dell'Università Cattolica di Milano, analisi che ha calcolato il peso dell'esposizione al mercato russo di 161.581 imprese esportatrici divise in otto gruppi e 25 settori produttivi, rappresentative di oltre 905 miliardi di euro di fatturato e 3,2 milioni di dipendenti. [...]

«Le garanzie pubbliche», ha commentato Gaetano Stio, presidente del gruppo Nsa, «sono diventate una parte del sistema-economico finanziario italiano, con un ruolo preponderante». Oltre al sostegno alle imprese, a cominciare da quelle più piccole, sono state in grado infatti di «preservare i risparmi dei cittadini, concedendo alle banche la garanzia di ultima istanza dello Stato», ha aggiunto il manager. E se il framework comunitario attualmente in discussione permettesse di mantenere un livello di garanzia ancora al 90%, per Stio è «limitante mantenerlo solo per i settori coinvolti nelle sanzioni alla Russia e nelle difficoltà dell'Ucraina», perché in un sistema come quello italiano, in cui il nucleo portante sono le piccole imprese «quasi sempre contoterziste di realtà maggiori», l'estensione della crisi dai settori più coinvolti a quelli collaterali, e quindi all'indotto, «è non solo possibile ma addirittura probabile».

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